E' malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto: chi lo fa, si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso e il mondo. Si può e si deve combattere perché il frutto del lavoro rimanga nelle mani di chi lo fa, e perché il lavoro stesso non sia una pena, ma l'amore o rispettivamente l'odio per l'opera sono un dato interno, originario, che dipende molto dalla storia dell'individuo, e meno di quanto si creda dalle strutture produttive entro cui il lavoro si svolge.
(cap. "Batter la lastra", pag. 81)
Mi rendo conto di quanto le parole sopra citate abbiano poco a che fare con la tecnologia. Credo, però, di aver incontrato rare volte una constatazione così vera seppur semplice, espressa con tanto sentimento e poesia.
Spero di poter provare la sensazione a cui Primo Levi si riferisce.
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